
Ci sono scatti e scatti. C'è lo scatto per farsi vedere dalla telecamera, c'è lo scatto per testare la condizione, c'è lo scatto ripetuto per distruggere gli avversari, c'è lo scatto come gioco di squadra per creare un appoggio, c'è lo scatto per il gran premio della montagna e poi..., e poi c'è lo Scatto, quello che solo pochi sanno fare, quello che ti massacra, quello che non ci provi neanche a seguirlo, quello che è finita. Marco Pantani ci avvertiva, ci diceva "ragazzi, ora parto, pronti ad urlare". Marco Pantani ci avvertiva levando il berretto e una volta tolto, le speranze per gli avversari erano pari ai capelli che nascondeva lì sotto, ZERO. Si voltava una volta, come la foto, tanto per vedere quello che già sapeva,che gli altri erano FERMI, inchiodati, basiti.
Meraviglioso Marco, eroe delle emozioni più belle che ho mai provato nello sport, scusa se ho provato ad imitarti.
Il Qpr piazza uno scatto tremendo, al momento giusto, come Marco, quando gli avversari, sorpresi, non riescono a reagire. 85, 71, 71 , 66 , 63,5 ,62 , 60,5 ,59, praticamente più di 20 punti su tutti.
Ci sono scatti e scatti, ci sono quelli in cui gli avversari ti stanno dietro e ci sono quelli che li lasci fermi, quelli che li massacri, quelli che solo pochi sanno fare, quelli che non ci provi neanche a seguirlo, quelli che, semplicemente, è finita.
P.s: e poco importa che in questo caso però a vincere il Giro sia un altro. Del resto io, purtroppo, non sono Pantani.